L'Armatore camogliese Cap. Filippo Bozzo fece
costruire questo grande bastimento per dedicarlo al trasporto dei passeggeri
al Plata ed al Pacifico.
Cap. Filippo Bozzo aveva assistito in cantiere alla
costruzione di questo alcione del mare.
E l'aveva voluto di forme snelle e
fini, con un'alberatura slanciata e maestosa. L'aveva dotato delle
vele cosiddette di caccia, onde renderlo ancora più veloce.
Era, a detta dei competenti, il bastimento più bello
e più veloce delle due Riviere e poteva rivaleggiare con il famoso "Cosmos"
dei Frassinetti di Genova.
Era
un bastimento che onorava Camogli e l'Italia.
Costo del bastimento £ 220.000 delle
quali 200.000 assicurate dalla Mutua Marittima Camogliese.
Aveva un salone centrale assai
signorile contornato da sedici lussuose cabine
a due posti di prima classe
e spazio per 300 emigranti in corridoio.
Tariffe passeggeri 1.800 lire oro da Genova al
Plata per la classe e £ 600 per gli emigranti.
A metà novembre del 1866 fece il viaggio inaugurale salpando da Genova per
Montevideo dove giunse in ventinove giorni, ritornando subito a Genova
con passeggeri e carico generale e nuovamente salpò al completo di
passeggeri e merci per Montevideo, passando il Capo Horn in zavorra per
Callao e le Chinchas dove caricò per New York sempre per Capo Horn, e da lì
caricò latte di petrolio per Genova.
Dopo la prima
felicissima crociera il Cap. Bozzo si ammalò gravemente e dovette cedere il comando.
La seconda crociera non fu celere come la prima, ma in complesso buona.
Il terzo viaggio segnò lo stesso itinerario fino alle isole
del Pacifico con scalo a Mauritius e passando ancora il Capo Horn dove, sorpreso da un fortunale e gravemente avariato, appoggiò a Rio de
Janeiro ove fu abbandonato alla Mutua Camogliese, la quale lo aveva assicurato
per 200 mila lire*.
In seguito la Mutua vendette il bellissimo veliero ad un
Capitano inglese per la somma di £ 92.500, beninteso nello stato in cui si
trovava.
In seguito lo scafo venne venduto come pontone
per una somma pari a 18.500 lire.
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* Se una nave rimontava il Capo Horn da levante incappava nei venti contrari
che, cambiando sempre direzione, richiedevano altrettanti cambiamenti di
rotta con tutte le difficoltà di manovrare la velatura in un mare sempre
agitato. Se invece si doppiava il Capo da ponente, ossia a favore di vento,
era altrettanto difficile poiché la nave tutta invelata doveva essere più
veloce delle onde di poppa che la spingevano sollevandola e rischiando di
sommergerla mettendo il veliero di traverso, rovesciandolo.
Al Capo Horn
il tempo è di norma brutto ma è più cattivo da dicembre a marzo, mentre nei
mesi di Aprile Maggio e Giugno è relativamente un po' meno burrascoso.
E di ciò i naviganti ne tenevano conto per quanto potevano. |