ARCHIVIO CAMOGLI ANTICA



1216.    PORTOFINO VETTA   
Autore: Marcello Bozzo         bozzo@agenziabozzo.it
Epoca: anno 1930 c

Origine: cartolina dell'epoca                           Fotografo: sconosciuto

NOTE:

L'Albergo Portofino Vetta con la vista su Camogli e sui monti dell'Appennino Ligure, ripreso dal terrazzo del Ristorante.

 
                                               
Un po' di storia dell'Albergo
 
A partire dalla fine del 1800 Ruta divenne una frequente meta turistica. Stimolato da ciò, Sebastiano Gaggini, agente di borsa a Parigi, cittadino svizzero proveniente da Lugano, ai primi del 1900 decise di costruire un grande albergo sul Monte Fino (come allora si chiamava) sopra Ruta, nella posizione più bella e panoramica con la vista contemporanea del Golfo Tigullio e del Golfo Paradiso.

Ai primi del 1904 iniziò la realizzazione della strada che da Ruta portava all’area prescelta. In otto mesi, impiegando 32.000 mine e 350 operi al giorno, costruì una strada lunga 2.600 metri e larga 7. Venne inaugurata nel dicembre del 1905. I piani che ne prevedevano la continuazione sino alla vetta (610 m.s.l.m.) furono abbandonati.

Nel 1906 venne inaugurato l’edificio del Grand Restaurant e nel febbraio 1907 l’Hotel Hermitage. L’intero complesso, completato in ogni sua parte, venne inaugurato nel maggio 1908. Il Gaggini lo chiamò “Portofino Kulm”, in analogia e somiglianza con il Rihi Kulm nel Cantone di Schwyz, da lui ben conosciuto.

La fama dell’Albergo fu immediata: tra i primi ospiti vi fu la Regina Margherita, che dal 1908 lo elesse a luogo ideale per le vacanze della Famiglia Reale e della corte. Poi Guglielmo Marconi, Giacomo Puccini, la tennista Susanne Lenglen, lo schermidore Nedo Nadi, Italo Balbo, diplomatici, nobili ed industriali di tutta Europa. A Gabriele d’Annunzio, ospite frequente, non piacque il “barbaro germanismo Kulm”: suggerì di sostituirlo con l’italiano “Vetta”. Non si poteva dirgli di no, ed il nome divenne “Portofino Vetta”.

Durante la prima guerra mondiale l'albergo divenne un campo di prigionia per i soldati austro-ungarici che, per racimolare qualche soldo, tagliarono molti alberi dei dintorni per fare carbone di legna da rivendere a Camogli e Recco. Successivamente, nel corso della guerra, fu trasformato in ospedale militare per gli ufficiali italiani feriti.

Con la morte di Sebastiano Gaggini i finanziatori dell’opera chiesero di rientrare. Nel 1927 il complesso venne valutato in 3.157.799 lire. La famiglia Gaggini, per salvare l’”Azienda alberghiera Portofino Vetta”, chiese un mutuo alla Cassa di Risparmio di Genova. L’Istituto di Credito l’8 febbraio 1927 concesse un primo mutuo che nell’agosto si trasformò in apertura di credito in conto corrente.

La situazione finanziaria degli eredi Gaggini era tuttavia sempre più precaria. Nel dicembre 1931 i creditori richiesero il pagamento dei debiti accumulati. La sola Cassa di Risparmio che concesse due mutui per 1.325.000 lire vantava un credito di 1.650.000 lire, interessi compresi.

Nell’impossibilità di fare fronte ai creditori, i beni vennero messi all’asta ed aggiudicati alla banca genovese che, a seguito della sentenza del Tribunale Civile del 16 maggio 1932, prese possesso della proprietà, consentendo agli eredi Gaggini di risiedere in una villa all’interno del complesso e di riscuotere il pedaggio da chi percorreva la Ruta-Portofino Vetta.

Avendo il complesso nel frattempo necessità di restauro, nel 1933 la Cassa di Risparmio di Genova intervenne finanziariamente acquistando altresì il fondo “La Dolcina” da cui sgorga una preziosa sorgente d’acqua e, l’anno seguente, di altri terreni nei comuni di Camogli e Santa Margherita Ligure di proprietà della famiglia Gaggini.

Mentre la creazione dell'Ente Parco nel 1935 salvò il Monte dalla speculazione, l'albergo pian piano decadde.

Il 26 settembre 1941 il Consiglio della Cassa di Risparmio di Genova deliberò di vendere l’intero complesso alla “Società Anonima Portofino Vetta“  con sede a Genova, rappresentata dal suo presidente conte Lorenzo Bruzzo. Il prezzo pattuito fu di 1.700.000 lire, una somma inferiore alla metà della spesa occorsa per acquisirla ed ampliarla nei nove anni della gestione patrimoniale della Banca. Per il complesso alberghiero, valutato nel 1927 più di tre milioni, la banca aveva già speso più di quattro milioni.

Durante la guerra il Vetta diventò sede del Comando di zona della Wehrmacht. Con l’arrivo degli Americani, durante la loro occupazione questi autorizzarono l’apertura di un casinò, durata sei mesi, sino alla riconsegna dei poteri alle Autorità civili locali che si affettarono a chiuderlo anche per motivi di ordine pubblico in quanto, oltre a rappresentare un richiamo per persone poco raccomandabili, talvolta i clienti venivano rapinati lungo la strada da bande di delinquenti.

Negli anni Settanta la proprietà dell’albergo, ormai chiuso da anni e fatiscente, venne acquistata dai Fratelli Massone di Camogli e da Orlando Crotti. L’albergo fu restaurato ed ospitò una contestata mostra permanente di affreschi. In seguito subentrò nella proprietà l’imprenditore Micheletti.

Negli anni ’90 l’immobile venne acquistato dalla Fondiaria Assicurazioni che con Raul Gardini intendeva crearvi una scuola di prestigio per manager. Progetto che decadde il 23 luglio 1993 con la morte dell’imprenditore.

In seguito a ciò la Fondiaria cedette la gestione della Portofino Kulm srl alle famiglie De Ferrari e De Gregori, proprietarie dell’Albergo Cenobio dei Dogi di Camogli.

Le famiglie avevano stipulato un contratto di gestione del Portofino Vetta come albergo e ristorante con inizio dal 2002 e terminante nel 2018. Invece la proprietà, ex Fondiaria Sai poi Unipol, nel 2008 ha avviato una causa di sfratto, autorizzato dal tribunale con sentenza nel 2013.

Per il momento l’Albergo Ristorante Portofino Vetta è desolatamente chiuso.
Speriamo che qualcuno faccia rivivere il bellissimo complesso dalla vita travagliata.

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