ARCHIVIO CAMOGLI ANTICA


498.    CALAFATI NEL PORTO    
Autore: Marcello Bozzo         bozzo@agenziabozzo.it
Epoca:  anno 1
920 c

Fotografo: sconosciuto

Origine: "Quelli della Gorgona", Editrice Il Golfo - Cortesia di Pietro Berti

NOTE:

Nel porto di Camogli, per mancanza di un cantiere navale adeguato, era uso fare i lavori alla carena mantenendo l'imbarcazione in mare.

Ormeggiata saldamente, preventivamente svuotata di tutto quanto era asportabile dal bordo per renderla più leggera, la barca veniva inclinata su una fiancata sin tanto che dall'acqua non spuntasse la chiglia.

Dopo di che si provvedeva a raschiare il fasciame, cambiare eventuali corsi ammalorati, calafatare le giunture con stoppa nuova e poi stendere il bitume caldo con grandi pennellesse.

Terminata ed asciugata una fiancata, si passava poi all'altra.

Tuttavia, ingrandendosi e dotandosi di argani a motore, paranchi, pastecche, scivoli ed invasature idonee, il cantiere "Inferno" venne sempre più utilizzato e la pratica bagnata non si usò più.

L'imbarcazione in foto era il leudo Teresa Madre matricola SP1034 costruito prob. dai Gotuzzo di Chiavari e di proprietà di Teresa Stagnaro di Riva Trigoso.

Venne ceduto nel 1916 a Giovanni Tasso e portato a Camogli con il nuovo nome di  Chiara Madre.

In seguito venne posto sotto sequestro e, affidato ad uno Schiappacasse, restò nel porto di Camogli sino ai primi anni '50.

Riportato a Riva, affondò poco dopo.

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