L’ABBAZIA DI SAN FRUTTUOSO: UN PO' DI STORIA
I primi insediamenti a San Fruttuoso vennero creati attorno al II-III
secolo d.C. e gli stanziamenti permanenti iniziarono probabilmente nel VI
secolo.
La traslazione dalla Spagna dei resti di San Fruttuoso, vescovo di Tarragona
(Spagna), martirizzato con i diaconi Eulogio e Augurio nel 259, è
avvenuta intorno al 711 a causa dell'invasione della penisola iberica
da parte degli Arabi.
Una leggenda la fa risalire all'arrivo del fuggiasco San Prospero,
anch'egli vescovo di Tarragona, il quale
portava con sé le reliquie del suo predecessore San
Fruttuoso.
Attorno a questo primo nucleo di religiosi lentamente si creò una
stabile comunità monastica.
Il primitivo nucleo di San Fruttuoso, verosimilmente distrutto dai
Saraceni verso l'800, venne ricostruito nel secolo X per volontà dalla
regina Adelaide vedova di Ottone I.
Venne realizzato tra il 980 ed il 990
da monaci greci, come testimoniano le vestigia romaniche e
l'architettura della primaria torre nolare, tra i più antichi elementi
architettonici della Liguria. Fu realizzata su tamburo ottagono con
cupola ovale, secondo il canone bizantino.
Un documento del 984 nomina per primo l'Ecclesia S. Fructuosi e
dal secolo X in poi il monastero crebbe di fama ed importanza, ricevendo
donazioni, possedimenti e privilegi.
L'inizio dei rapporti tra il monastero e la famiglia Doria risale al più
tardi nel 1125 con il monaco Martino Doria, fondatore della chiesa di S.
Matteo a Genova.
Nel 1289 la comunità monastica è definita come appartenente all'Ordine
dei Benedettini i quali la sopraeleveranno di un piano e la terranno
fino al 1454.
Nello stesso periodo la Famiglia Doria erige a sue spese un avancorpo a
mare con due registri di trifore e monofore in stile gotico con
sottostante portico, realizzando nel contempo una camera sepolcrale con
l'utilizzo di una cripta dell'Abbazia per le tombe di famiglia.
Nel contempo alla torre bizantina esistente ne venne sovrapposta una
nuova in forma ottagonale con lesene a vista.
Vi sono sepolti importanti membri della famiglia posti in otto urne
gotiche con arcate a bande bianche e nere rette da colonnine (manufatto
del sec. XIII) e precisamente gli Almiranti: Guglielmo Doria e consorte
(senza data); Jacopo Doria, 1275; Niccolò Doria, 1276; Ansaldo
Doria, 1290, insieme con i figli Oberto e Luchetto; Babilano
Doria, 1296; Egidio Doria, 1305, Corradina Doria, 1305.
Nel corso dei due secoli seguenti l'Abbazia assunse grande importanza
anche grazie alle numerose donazioni di territori, diritti sui pascoli e
della riscossione di decime anche oltre Appennino, benefici che le permisero di
diventare ricca ma nel contempo anche una ghiotta preda per i pirati saraceni.
Fu a causa di queste frequenti incursioni che per un lungo periodo i
monaci abbandonarono l'Abbazia, che venne occupata dagli "squatters"
dell'epoca: gente al bando e senza dimora, pirati, contadini senza terra
e pescatori.
Come conseguenza, il declino del potere monastico accrebbe
gradualmente l'influenza sul complesso della potente famiglia genovese
dei D'Oria.
Infatti il 18 giugno 1544 papa Paolo III concesse il controllo dell'l'Abbazia e del suo contado alla
Famiglia Doria, purché a sue spese riportasse l'ordine nel Borgo e ne
assumesse l'onere della sua difesa.
L'8 marzo 1551 papa Giulio III°, costituendola in Abbazia Secolare, ne
concedeva ufficialmente il giuspatronato all'Ammiraglio Andrea Doria (Oneglia,
1466 - Genova, 1560).
Nel 1560 Andrea Doria morì senza figli. Due anni dopo, nel 1562, i
pronipoti Giovanni, Andrea e Pagano eressero, a protezione del Borgo, la
grande torre che ancora oggi porta il suo nome e mostra sulla facciata l’aquila
imperiale con lo stemma della famiglia Doria.
Ricomincia poi una lenta decadenza, durante la quale il monastero, ormai
privo di monaci, è
trasformato progressivamente in abitazione di pescatori.
Nel 1860 il
complesso abbaziale divenne di piena proprietà dei Doria.
Nel 1883 morì l'ultimo Commendatario e l'abbazia si trasformò in
parrocchia.
Nel 1933 lo stato italiano iniziava i lavori di restauro del complesso
di San Fruttuoso, riportando alla luce la sua facciata originale,
rimasta nascosta da secoli.
Nel 1983 la famiglia Doria Pamphilj donò il
Borgo e l'Abbazia di San Fruttuoso, insieme ai suoi 33 ettari di
territorio ivi compresa la vicina Cala dell'Oro, al Fondo Ambiente
Italiano che, con un lungo ed accurato lavoro di completo restauro, lo
riporterà all'antico splendore aprendolo ai numerosi visitatori e
turisti.
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Per informazioni e visite:
http://www.fondoambiente.it/beni/abbazia-s-fruttuoso-beni-del-fai.asp |