BANCO CAMOGLIESE
F. BERTOLOTTO & C.
Partecipazione Societaria di Lire 1.000
Il Banco Camogliese F. Bertolotto & C. fu costituito come società in
accomandita semplice il 27 novembre 1870 con un capitale iniziale di
lire 800.000 suddivise in 400 partecipazioni di lire 2.000 ciascuna.
Il capitale sociale fu quindi elevato, a far tempo dal 30 dicembre 1871,
a lire 1.500.000 con l’aggiunta cioè a quello iniziale di lire 700.000
divise in 700 partecipazioni da lire 1.000 ciascuna.
Di sentimenti liberali, massone come molti patrioti del Risorgimento,
amico di Giuseppe Garibaldi, Fortunato Bertolotto era stato nominato
cavaliere della Corona d’Italia e, grazie anche alla sua notorietà come
imprenditore, venne eletto sindaco di Camogli.
Con l’avvento del sindaco Bertolotto detto “Barbin” la sinistra liberale
a Camogli andò al potere nel 1874, ancor prima che ciò accadesse a Roma
nel 1876 con il ministero di Agostino Depretis.
Il 22 aprile 1877 l’assemblea dei soci, preso atto delle condizioni di
fatto quasi fallimentari dell’istituto, deliberava la liquidazione del
Banco Camogliese Fortunato Bertolotto & C. ed il 9 giugno 1878 gli
stralciari incaricati presentavano all’assemblea stessa una relazione
che lascia intendere come il danno gravissimo in un primo tempo
paventato fosse comunque minore del previsto.
Infatti, anche per l’onestà e correttezza del socio gerente – cioè di
Fortunato Bertolotto, il Banco da lui fondato fu posto in liquidazione e
negli anni successivi l’intero suo patrimonio fu realizzato a copertura
delle perdite dell’Istituto.
Egli
vi profuse tutto il proprio personale patrimonio e la liquidazione si
risolse in modo meno disastroso di quanto non fosse in un primo tempo
apparso agli azionisti.
Nella primavera del 1878 La chiusura del Banco non fu peraltro priva di
strascichi giudiziari: nel 1878 il cavalier Bertolotto risulta
proponente di un ricorso avanti la
Eccellentissima Corte di Cassazione sedente in Torino avverso la
sentenza della
Corte d’Appello di Genova che aveva sancito la sostanziale legittimità
della nomina dei liquidatori del Banco.
Nel
chiudere la propria relazione, quella stessa Commissione di stralcio -
composta da Emanuele Boggiano, Luigi De Gregori e G. B. Mosto -
rivolgendosi ai soci del Banco, scriveva: “Tutti peraltro ci potete
rendere testimonianza che il conchiudere lo stralcio pacatamente e senza
l’intervento dell’autorità giudiziaria era un tale vantaggio per il
commercio del nostro paese da essere quasi temerità la speranza di
conseguirlo”.
Un aneddoto ci illumina non poco sulla vita della Camogli di allora e
sui personaggi che la animavano. Uno dei principali avversari del
liberale capitan “Barbin”, nella vita politica e commerciale, era stato
il notissimo Andrea Cichero, detto “Felice sera”, anch’egli armatore,
esponente del partito clericale.
In occasione della chiusura del Banco vi fu chi, volendone addossare
totalmente la responsabilità al Bertolotto, promosse un processo e citò
il Cichero quale teste, pensando in tal modo di avvalersi dell’antico
attrito esistente tra i due.
Dopo aver risposto con la massima obiettività alle domande rivoltegli,
il Cichero volle dichiarare in giudizio, al termine della deposizione:
“Il cavalier Fortunato Bertolotto è sempre stato ed è un galantuomo ed
al suo posto dovrebbero sedere i suoi accusatori”.
Capitan “Barbin” muore a Camogli nel 1891.
Scrive di lui Gio Bono Ferrari: “Dopo essere stato ricchissimo morì
povero. Ma con un’aureola tale di probità e rettitudine da valere più di
qualunque ricchezza. Un vecchio nonno, quando voleva nominare un uomo
veramente onesto, soleva dire: galantuomo come capitan Barbin!”
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