Il
vecchio ponte ferroviario di Recco ad un solo binario così com'era stato
costruito nel 1863.
Storia del ponte
Nella storia del ponte di
Recco c’è un prima e un dopo, e in mezzo la Seconda Guerra Mondiale con
i terribili bombardamenti che tra il 10 novembre del 1943 e il 28 giugno
del 1944 colpirono la piccola cittadina ligure.
Durante quei mesi Recco, comune di circa 10mila abitanti, fu bombardato
decine di volte e insieme al centro urbano furono colpite le
infrastrutture più strategiche. Tra queste la linea ferroviaria
Ventimiglia-Genova-Pisa che metteva in collegamento il Nord con il
Centro Italia passando attraverso il viadotto di Recco, interamente
distrutto dalle bombe alleate.
Ma la storia della linea ferroviaria tra Ventimiglia e Pisa inizia molto
tempo prima, perché la sua costruzione viene conclusa pochi anni dopo
l’unificazione italiana del 1861.
All’inizio del
Novecento, l’aumento del traffico ferroviario aprì una discussione sulla
possibilità di raddoppiare la linea anche se le caratteristiche
dell’infrastruttura che correva lungo la costa e vicino al mare,
rendevano le operazioni particolarmente complesse.
I lavori di raddoppio iniziarono nel 1914 e furono completati nel 1922.
La Lodigiani (una delle imprese che ha costituito il Gruppo Salini
Impregilo) ha preso parte al progetto concentrandosi in particolare
sulla tratta che va da Pieve di Sori a Camogli.
L’ampliamento della linea impose la costruzione di due nuovi tunnel,
nelle località di Recco e Camogli: il primo lungo 237,5 metri, il
secondo 388 metri. In contemporanea partirono i lavori per l’ampliamento
del ponte di Recco, un ponte curvato lungo 376 metri.
I lavori sulla linea ferroviaria permisero alla stazione di Recco di
divenire uno snodo molto importante nel collegamento tra Genova e Sestri
Levante e rappresentarono per Lodigiani (azienda fondata nel 1906) uno
dei primi e più importanti lavori nel settore.
Ma la sfida più difficile sarebbe arrivata qualche anno dopo, al termine
della Seconda Guerra Mondiale, quando la Lodigiani fu chiamata a
ricostruire il viadotto abbattuto dai bombardamenti.
Al suo fianco in questo progetto, l’azienda trovò un’altra società che
avrebbe poi costituito il Gruppo Salini Impregilo: la Umberto Girola,
che nel 1946 venne incaricata di realizzare le strutture temporanee di
legno per il ponte di Recco e di ristrutturare i viadotti di Sori e
Bogliasco.
Per ridurre al massimo i tempi di intervento nella riparazione del ponte
di Recco, la Lodigiani costruì un viadotto temporaneo che riuscì a
completare e a far diventare operativo in soli quattro mesi.
Per la costruzione del viadotto temporaneo, alto 21 metri, vennero
utilizzati 2.000 metri cubi di legno e 84 tonnellate di ferro. Così,
mentre alcuni uomini erano al lavoro per rendere nuovamente operativa la
linea, altri operai venivano impiegati nella ricostruzione del ponte
definitivo. In tutto 160 lavoratori e 12 carpentieri specializzati che
furono chiamati a lavorare 180 tonnellate di cemento rinforzato
(utilizzato per la prima volta in Italia) e 16,4 tonnellate di acciaio.
La strategia di ricostruzione funzionò: la linea venne presto riattivata
e, una volta terminato il ponte definitivo, i treni ricominciarono ad
attraversare il viadotto ad arco.
Ma oltre la portata degli interventi strutturali e l’abilità tecnica che
ha permesso di rimettere in sesto in breve tempo una linea così
strategica per il trasporto del Paese, la ricostruzione del ponte di
Recco è uno dei simboli della ricostruzione italiana del Dopoguerra.
Un’opera storica che testimonia anche il sacrificio degli abitanti del
comune ligure, riconosciuto nel 1992 dal Presidente della Repubblica con
il conferimento della Medaglia al Valore Civile.
Da
https://www.webuildvalue.com/it/reportage/un-ponte-tra-le-bombe.html |