La goletta a palo
Cavaliere Aniello Bonifacio,
divenuta Mater Dei
al tempo della foto, all'ormeggio nel porto di Viareggio.
Venne costruita nel 1922
dal Cantiere L. & C. Bonifacio di Castellammare di Stabia.
Compartimento Marittimo di Napoli.
Stazza 381 tsl, 337 tsn.
Scafo a tre stive in legno di quercia e pino.
Lunghezza m. 46,21.
Larghezza m. 8,60.
Immersione m. 4,48.
I primi armatori furono gli stessi costruttori Fratelli Luigi & Catello
Bonifacio di Castellammare di Stabia.
Nel settembre 1931 lo scafo fu foderato in metallo giallo con perni in ferro
galvanizzato.
Attorno al 1937 il bastimento venne spinto su una secca dai marosi. Si
spezzò la chiglia, la controchiglia ed alcune ordinate. Il tutto dovette
essere sostituito insieme al dritto di poppa e nell'occasione vi venne
inserita la gabbia dell'elica.
Fu così dotato di una motrice ad un'elica a combustione interna costruita a Kiel
nel 1937 dalla Deutsche Werke Aktien Gesellschaft
di 4.S.C.SA a 4
cilindri 4 cil. da 280mm x 420mm e
dotato di relativo impianto elettrico.
Trasformata in goletta a tre alberi.
Risultò di tsl 378,85 e tsn 322,22 per una velocità 7,5 nodi di crociera.
Nel 1938 fu ceduta all'armatore Giacomo Delfino
fu Baldassarre di Spezia.
Prese il
nome di Celestina.
Nel 1940 venne requisita dal governo. Venne utilizzata come nave ausiliaria
della Regia Marina in servizio come vedetta /
oneraria.
Il 13 dicembre 1940 durante gli ultimi giorni della difesa di Tobruk il
Celestina,
carico di benzina e munizioni e con a bordo l'equipaggio di un altro
motoveliero, si arenò sulla costa nel tentativo di sfuggire ad un attacco
aereo inglese.
Nella notte, venendo meno la durezza dell'incursione nemica, un gruppo di
portuali genovesi impegnati nella difesa del porto di Bardia giunse sul
posto e sotto il fuoco nemico riuscì a salvare il motoveliero che,
rimesso a galla, fu rimorchiato nel porto di Bardia.
Dopo
aver riparato il motore e dopo aver imbarcato gli stessi portuali ed
altre persone, il Celestina
raggiunse Tobruk e successivamente tornò in patria, scampando alla guerra.
Nel 1947 il bastimento venne portato in cantiere ai lavori, durante i quali
fu rifatta la sovrastruttura con l'aggiunta di un cassero e della timoneria
e dotata di armamento velico a nave goletta.
Nel 1954 venne acquistato dall'armatore Eugenio Vacchetto di Genova
Sampierdarena e prese il nome di
Eugenio Vacchetto.
Nel 1958
viene venduto all'armatore Scotti di Uccio Michela & Maria, di Monte di Procida
e prende il nome di Mater Dei.
Nel maggio 1959 l'imbarcazione affondò per cause ignote.
Altra immagine del
bastimento alla scheda N°
1115A. |