B 005. ASTREA |
DATI ANAGRAFICI DEL VELIERO:
TIPO: Brigantino a palo |
ANNO DI COSTRUZIONE: 1890 |
CANTIERE: Loano |
COSTRUZIONE: Scafo in legno |
TONNELLAGGIO: 807 t |
DIMENSIONI: lungh. mt. 56 |
ARMATORE: Accame, Genova; non noto di Sorrento; Adriani, Genova |
PORTO DI ARMAMENTO: Genova |
CAPITANO: Edoardo Mennea |
NOTE SUL VELIERO:
Questo veliero non è propriamente di Camogli. Lo
inseriamo nella raccolta in quanto è a Camogli che ha compiuto il suo destino. Il brigantino a palo Astrea, di 807 tonn. di stazza, lungo 57 metri, era stato costruito nel 1890 nei cantieri di Loano, a quel tempo molto famosi e usati anche da vari armatori camogliesi. Si chiamava originalmente Pietro Accame ed era proprietà di quella celebre famiglia di armatori di Pietra Ligure – gli Accame - che poi si radicarono anche a Loano ed a Genova. Nel 1886 lo acquistò un armatore di Meta di Sorrento, il quale poco dopo lo cedette all'Armatore Adriani di Genova che lo ribattezzò Astrea. La notte del 12 dicembre 1916 fece naufragio davanti a Camogli.
Altro dipinto del veliero alla scheda seguente
B006. |
Estratto da: IL SECOLO XIX del 14 DICEMBRE 1916 Una nave affondata a Camogli. Quattro marinai annegati. Audace salvataggio di 6 marinai. Tutta Camogli assiste al naufragio della nave «Astrea». Il terribile uragano che imperversò sulla coste del Tirreno fu causa a Camogli di una grave sciagura. Le gigantesche ondate del mare in tempesta si infrangevano con inaudita violenza sugli scogli e sul molo del porticciolo della cittadina rivierasca e verso le 22,30 sono state la causa del naufragio della nave «Astrea». La grande imbarcazione a tre alberi proveniva da Marsiglia in zavorra quando ad una cinquantina di metri dalla costa si è trovata in balia delle terribili onde e non ha più potuto governare. Il suono cupo di un corno proveniente dal mare come un lamento, che chiamava soccorso, venne udito da alcuni abitanti che a quell'ora erano ancora alzati. Ad esso si unì il rintocco della campana di stormo che mise in allarme tutta la cittadina marinara. A bordo dell'«Astrea» c'erano 10 componenti dell'equipaggio. Sei di loro furono salvati grazie al coraggio leonino di due abitanti di Camogli. Infatti, quando la nave era ormai vicinissima alla riva, i marinai da bordo lanciarono una fune e Filippo Riva si tuffò tra le onde per afferrarla. Coadiuvato da Vittorio Ansaldo, riuscì a tornare sul litorale e a legarla alle sbarre di un'inferriata. Con l'aiuto di questa corda vennero tratti sulla banchina 6 marinai. Gli altri rimasero sull'imbarcazione pregando per la loro salvezza. Alle 11,30, dopo una lotta terribile, la nave venne gettata sulla scogliera detta «Pianora delle Chiappe». L'urto è terribile: uno sconquasso sinistro e tragico la manda in frantumi. Alcuni pezzi della nave squarciata vengono proiettati sulla spiaggia. Quello che rimane scompare inghiottito dai marosi, trascinando con sé i 4 uomini rimasti a bordo che muoiono tutti annegati. I membri dell'equipaggio salvati furono: Paolo Caruso, di anni 35, di Trapani; Michele Damiano, di anni 41, di Trapani; Giuseppe Gianquinto, di anni 34, di Trapani; Giuseppe Virgilio, di anni 27, di Trapani; Nicolò Galìa, di anni 27, di Trapani; Rosario Solone, di anni 20, di Trapani. I membri dell'equipaggio periti furono: Edmondo Mennea, di anni 58, di Sorrento, comandante; Salvatore Fugallo, di anni 57, di Trapani, marinaio; Di Rosa Francesco, di anni 45, di Castellammare di Stabia, marinaio; Antonio Genovesi, di anni 17, di Trapani, giovanotto. Gli scogli della "Pianora delle Chiappe" attualmente sono interrati sotto la spiaggia. |
Estratto tratto dai documenti della Società Capitani e Macchinisti Navali di Camogli : In quell’inverno del 1916, le “buriane” erano una dietro l’altra. La nostra costa era flagellata dai cavalloni impetuosi, generati da un libeccio che pareva non avesse termine. Erano passate da poco le 17 di quel 12 dicembre, quando un brigantino a palo, l’Astrea, proveniente da Marsiglia, stava dirigendo su Genova per due motivi: perché era il suo porto di destinazione e perché aveva bisogno di “ridosso” da quel mare implacabile. Fu inutile: il porto di Genova era sbarrato poiché in quegli anni della Prima Guerra Mondiale, si bloccavano gli accessi ai porti dopo il tramonto. Il Comandante Edoardo Mennea di Sorrento decide allora di mettere la prua verso Portofino, nella speranza che quel promontorio possa offrire un po’ di riparo al libeccio. Mentre il veliero si trova all’altezza di Camogli, verso le 22 la tempesta si fa più spietata e il Comandante decide di spiaggiare nella nostra costa, nell’intento di salvare la nave e l’equipaggio. Un marinaio inizia a suonare il corno da nebbia, così da allertare gli abitanti di Camogli in quella tragica sera. Poco dopo, la spiaggia vicino alla chiesa vede brulicare molti camogliesi che cercano di offrire assistenza a quello sfortunato brigantino. Tramite funi vengono salvate sei persone, ma quattro, incluso il Comandante Mennea, non ce la fanno. Poco dopo, verso mezzanotte, il veliero si sconquassa definitivamente sugli scogli denominati “Pianora delle Chiappe”, cioè proprio sotto la nostra Basilica. A Camogli, oggi rimangono ancora i resti di quella tragedia. Sulla terrazza verso mare del Castel Dragone si trovano pezzi d’ancora dell’Astrea. Al nostro Civico Museo Marinaro “Gio Bono Ferrari” si trova una bigotta che serviva a collegare insieme più manovre dormienti, dono di Ido Battistone, l’indimenticato leader del famoso sciabecco camogliese “O Dragon”. |