Rapporto integrale sul naufragio scritto di pugno dal Capitano Razeto
Il giorno 29 Agosto 1901 si parte dal porto di Cadice (Spagna) col
brigantino a palo Nemesi con circa 1700 tonnellate di sale, diretto a
Buenos Ayres. Il Nemesi era uno dei migliori velieri della Liguria,
ancora di tenera età, marino e camminatore ed anche un bel modello.
Abituato fare i viaggi al di là dei Capi.
Si parti da detto porto con tempo bello e si navigò con tutte le vele;
ma il vento non spirava dall'aliseo come le altre volte cioè N. 2. Il
cielo era sempre coperto ed il vento soffiava da Est ad ESE. Ciò che
faceva stupire il capitano abituato a fare quei viaggi e dopo qualche
giorno incominciava a dubitare di qualche avvenimento strano, sebbene in
quei paraggi i tempi fossero generalmente buoni. Con lo stesso tempo in
pochi giorni si arrivò al Sud delle Isole Capo Verde.
La sera del 13 Settembre il vento restò più calmo con un cielo
lampeggiante, tutto acceso, dalla parte dell'Africa. Un caldo soffocante
che a stento si poteva respirare. Mare increspato ed agitato. Il
bastimento aveva un fortissimo rollio causa il carico ed il vento che
spirava da SSE vento di prora, allora si pensò onde evitare danni
all'alberatura, di mettere la poppa al mare. Arrivati nei paraggi delle
Isole Capo Verde il giorno 14 il mare restò più calmo ed allora si mise
alla cappa coi barili essendo vento contrario alla nostra rotta.
Nella notte rinfrescò e poi si mise fortissimo e veduta l'impossibilità
di restare alla cappa si corse alla discrezione del tempo ed il vento
cresceva sempre più. Nella mattinata del 14 settembre si guarda il
barometro e di più non si poteva abbassare perché era spossato del
tutto, e per quello si vedeva chiaro, che si era obbligati ad andare nel
centro del Ciclone senza poter di nulla deviare, perché il vento
soffiava uragano. Arrivati verso mezzo giorno nel centro, ci portò via
tutte le vele e poi il vento restò calmo e mare da tutte le parti a modo
di una caldaia bollente.
Il bastimento imbarcava da tutte le parti e si era in balìa delle onde.
Caddero i tre alberetti, coi pennoni di velacci e di contro, restando
cosi l'attrezzatura tutta imbrogliata. Alla sera si mise nuovamente lo
stesso vento, ma non più con tanta forza, e si corre alla discrezione
del tempo colle gabbie interzate. Il capitano cercò di fare agire le
pompe a mano ma tutto fu inutile perché erano tappate dal sale. Poi
cercò di far agire la pompa a vento, ma tutto fu inutile, e nemmeno
nessuno volle aiutarlo, perché l'equipaggio era tanto impaurito e
nessuno si muoveva alla sua chiamata. Il capitano senza nessun aiuto
poteva far poco da solo. Allora si pensò di fare uno sportello nella
carnera ed uno nella cassetta di prora e gettare sale in mare tutta la
notte acciocché facesse buon tempo e rimediare qualche cosa.
Il capitano non ha mancato di allestire tutto quello che poteva
occorrere e senza dire nulla a nessuno riempii otto sacchi di gallette e
poi feci riempiere 10 barili d'acqua e preparai tutto quello che poteva
occorrere in caso di bisogno. Feci preparare la barcaccia dritta, perché
era capovolta sul tetto della casetta acciocché fosse più pronta al
bisogno, ma essendo male arizzata e anche a causa i forti movimenti di
rollio, la barca camminava da una parte e dall'altra qualche poco e si
sfondò sotto, perché strisciava sopra gli anelli delle rizze.
L'equipaggio era stanco ed impaurito. Era inutile comandare. Allora io
vado sul tetto della casetta dove erano le lancie per izzarle io stesso,
ma nemmeno nessuno ha voluto porgermi un qualche cavo ed io in mezzo
alle lancie a rischio di restare schiacciato mi arrangiai alla meglio,
mi cadevano ai piedi pezzi dl legno dagli alberi, caruccole senza farmi
male, e mi sono arrangiato alla meglio.
La mattina seguente vista l'impossibilita di resistere dico
all'equipaggio: La nostra salvezza è la lancia, ormai del bastimento non
bisogna farne più caso, non vedete che adagio adagio si riempie d'acqua?
L'equipaggio mi guardò attonito senza proferir parola, ma nessuno si
mosse. Anzi il nostromo mi disse: non vedete che la lancia è tutta
sfondata? Non parlo del secondo perché era venuto senza sensi. Io gli
risposi se è sfondata bisogna arrangiarla, e mi misi all'opera, ma
nessuno si mosse.
Allora io presi una croce che portavo meco ed armato di fede, con ferma
voce dissi all'equipaggio: Baciate questa croce e lavorate con coraggio.
Se avete fede venite con me che Iddio ci aiuterà . Con me non è mai
perito alcuno e nemmeno voi perirete. Vi giuro che se non incontreremo
alcuno vi condurrò a Barbados. A questo mio detto tutti baciarono la
croce... e si misero a lavorare con lena. Si arrangiò alla meglio la
barcaccia, con un stante si fece un albero, si preparò tutto
l'occorrente pane ed acqua, bussola, cronometro, carta nautica (Emisfero
N), fanali, zolfanelli, petrolio, ecc. Si prese 1a vela della randa del
bastimento perché più sottile, sagole, spago per cucire, fanale a gas ed
anche un po' d'olio d'oliva per il cattivo tempo se occorresse tela
nuova già cucita per fare 1a coperta e punte di rame.
Ed il 18 settembre in lat. 20° 25' N, longitudine 32° 03' Ovest,
imbarcato tutto l'occorrente, ed imbarcati i quadri portanti l'effigie
della Madonna del Boschetto e dei protettori di Camogli S.ti Prospero e
Fortunato, si scese coraggiosamente nella fragile imbarcazione già
sconquassata, ad intraprendere l'avventurosa navigazione attraverso
l'oceano. Quindi si gettò in mare anche la seconda lancia, e con un remo
s'improvvisò un albero ed una vela della lancia piccola, già bella
preparata. Lasciando così il bastimento lo stesso giorno s'improvvisò
una vela alla barcaccia tutto con remi e si mise a bordeggiare verso
terra; ma la terra era troppo distante e le lancie lavoravano molto male
al bordeggio, agendo sprovviste di vele appropriate. E anche la
barcaccia doveva essere preparata con coperta e vele in regola.
Sicché il giorno dopo visto io Capitano l'impossibilità, che si andava
più alla deriva che avanti dissi all'equipaggio: Sarebbe mia opinione di
girar la poppa al vento, e dirigere per Barbados. Noi qui al bordeggio
non faremo mai nulla. In questa posizione non ci passa nessun bastimento
e nessun vapore, ci mangiamo le provviste e poi? Prendendo la rotta per
Barbados siamo dentro l'aliseo e se non incontriamo nessuno andremo in
una settimana, o poco più a posto.
Tutti acconsentirono.
Si navigò un altro giorno ed una notte in poppa, tutte due le lancie, ma
alla mattina quelli che erano nella seconda lancia dissero che era
impossibile stare in quella, perché imbarcava molto mare di poppa.
Allora dissi venite tutti in questa e lasciatela andare e cosi si fece e
per evitare danni non si prese i due sacchi di pane ed un barile d'acqua
che era nella lancia e nemmeno una damigianetta di Rum. Tutti d'accordo
si fece la coperta di tela si arrangiò le vele che si poteva tener la
navigazione più con comodo. Io non ho mai mancato di fare il calcolo del
cronometro e prendere l'altezza meridiana del sole e tutti i giorni
scrivevo il giornale nautico con lapis.
Per qualche giorno non si fece caso del mangiare e del bere ed era più
quello che si versava che quello che si adoperava; massimamente l'acqua.
Così si regolò con un bicchier d'acqua ed una galletta al giorno.
Sebbene molto poco ci siamo consentati cosi, perché nessuno poteva
sapere quanto poteva essere lunga la navigazione. Non ricordo bene che
giorno fosse, ma era una giornata che piovigginava ed io Capitano ero
apresso a fare una trinchettina di cappa per il cattivo tempo. Il
nostromo si rivolse a me con fare piuttosto arrogante e disse: Oggi é
giorno di festa e voi lavorate. Allora io mi rivolgo a lui e gli dico
franco e risoluto: Io lavoro per il bisogno. E voi che siete il capo
dell'equipaggio, se è festa prendetevi il libro della messa, leggetela e
poi dite il Rosario e cosi fece e tutti in coro rispondevano. E tutte le
sere si diceva tutti insieme il Santo Rosario.
Cammin facendo il vento cessò ed invece di esser aliseo era di prora e
quasi calmo. Sicché l'equipaggio cominciò a brontolare e dire che io gli
dissi cose non vere e che moriranno di fame e di sete. Io in quel
momento mi trovavo a prendere l'altezza meridiana del sole col sestante
in mano dritto cavalcioni all'albero per non cadere. Sentendo questo
brontolio io mi rivolsi a loro e dissi: Se io ne sono la colpa ciò che
non è vero, gettatemi pure in mare, ed al pari di Cristoforo Colombo io
vi dirò e son sicuro che noi se non incontreremo nessuno andremo sani e
salvi a posto.
Alla distanza di circa 600 miglia da Barbados venne dal cielo un uccello
della grossezza di un colombo e come piombò a basso si mise d'accanto al
timoniere e si lasciava toccare da tutti che sembrava quasi una cosa da
non credere tanto mansueto che era; lui stette a bordo circa 15 giorni
senza mangiare e bere e sempre vicino al timoniere sempre dalla parte
sinistra. Tutti lo chiamavano il pilota di Barbados. Il giorno di S.
Michele eravamo con poca acqua, e si mise a piovere tutta la notte
intiera sicché si riempì tutti i barili. Vedendo l'acqua piovere in tal
guisa mi rivolgo al timoniere che colà era l'uccello e gli dissi:
Mettetelo sotto la poppa acciò non si bagni, povera bestia. Così fece,
ma appena lo mise sotto l'uccello non ci stette un solo istante e quasi
volesse lasciar libero il lavoro e non imbarazzar nessuno si mise sulla
spernaccia di prora e poi quando tutto fu finito si mise nuovamente dal
lato del timoniere al suo posto.
Dopo un po' di tempo, cioè avanti la pioggia la galletta che si mangiava
restava in bocca senza poter andare giù. E allora si pensò bagnarla
nell'acqua salata e allora si ingoiava benissimo aggiungendole una
goccia di quell'olio d'oliva portato a bordo alla lancia per il cattivo
tempo.
Essendo negli ultimi giorni sempre bonaccia e vento contrario, 1a gente
trattavano già di mangiarsi uno coll'altro. C'era pane ancora per
3 giorni ed acqua a volontà. Io mi rivolsi a loro e gli dissi: abbiate
fede che non finiremo questo pane nella lancia, ma avanti che sia del
tutto terminato, noi saremo a posto. In questa posizione c'è la corrente
che fa due miglia all'ora verso ponente e noi certo che in tre giorni
colla sola corrente se non incontriamo nessuno prendiamo qualche isola
delle Antille se non sarà Barbados che è la più vicina. In quella
notte stessa io mi sognai che ero sdraiato sopra un materasso sembravami
essere a bordo di un bastimento e vicino al letto c'era un comodino. Sul
comodino saltellava un uccellino e venne a beccarmi. Io ero molto
rattristato e vedendo d'uccellino che venne vicino al mio capezzale gli
dissi: che cosa vuoi tu da che non ho nulla da darti e gli porsi la
mano. Lui venne sulla mia mano e si cucciò guardandomi fisso, ed una
voce da lontano mi disse: Abbi fede e non temere poi mi svegliai.
Sarà inutile il descrivere tutte le sofferenze durante 23
giorni nel percorso di 1550 miglia. Il giorno 10 ottobre in latitudine
19° 33' N, long. 57° 58' Ovest fummo raccolti dall' inglese Anglo
Chillian e benignamente accolti dal capitano James Connel e dalla
pietosa sua sposa Agnes Connel.
E' da notare che tre ore avanti di aver avvistato il vapore l'uccello
prese il volo verso il cielo e se ne volò via quasi dicesse ad esso non
avete più bisogno di me. Questo piroscafo era carico di muli (980)
diretto a Porto Natal. Toccando il Capo di Buona Speranza. Al Capo non
ci fu permesso scendere, causa la guerra con i boeri. Da Porto Natal
fummo condotti a Las Palmas col piroscafo inglese Tyoni, di qui a
Teneriffe con piroscafo italiano da carico. Da questo porto il piroscafo
Città di Genova proveniente da Buenos Ayres con passeggeri ci condusse a
Genova. A bordo dell'Anglo Chillian mori un giovinotto già debole ed
estenuto.
I quadri dei nostri protettori e della Madonna del Boschetto furono
sempre portati con noi e giunti in patria furono divisi tra il capitano
che tenne il suo Santo, l'armatore che tenne 1a Madonna ed il
dispensiere che tenne S. Prospero. Tutti sono conservati con grande
venerazione.
Capitano Fortunato Razeto |