ARCHIVIO CAMOGLI IERI

3398    FORTUNATO RAZETO  
Autore: Marcello Bozzo         bozzo@agenziabozzo.it
Epoca:  anno 1904

   Origine:  archivio                        -                        Fotografo: sconosciuto

NOTE:

Il Capitano Fortunato Razeto era il comandante del brigantino a palo Nemesi.

Il giorno 14 settembre 1901 il brigantino a palo Nemesi incappò in un fortissimo uragano nei paraggi delle Isole di Capo Verde.

Per un giorno intero resistette ai colpi di mare che lo investivano da tutte le parti.

Infine il giorno seguente cedette ed affondò.

Durante il naufragio del bastimento, il coraggio e la volontà del Comandante Razeto fecero sì che l'equipaggio, ridotto sopra una scialuppa, dopo ventitré giorni di mare potesse andare a salvamento.

Il Nemesi era un grosso veliero da trasporto.
Venne costruito nel 1889 dal cantiere L. Gotuzzo di Chiavari.
Stazzava 1.060,64 tonnellate nette.
Armatore era Stefano Razeto di Camogli.
Venne iscritto al Compartimento di Genova.

Una descrizione dell'evento ed una immagine sono alla scheda Ex-Voto N°
63.

L'unico "ritratto" conosciuto del bap Nemesi è alla scheda N° B033.


    
Rapporto integrale sul naufragio scritto di pugno dal Capitano Razeto

Il giorno 29 Agosto 1901 si parte dal porto di Cadice (Spagna) col brigantino a palo Nemesi con circa 1700 tonnellate di sale, diretto a Buenos Ayres. Il Nemesi era uno dei migliori velieri della Liguria, ancora di tenera età, marino e camminatore ed anche un bel modello. Abituato fare i viaggi al di là dei Capi.

Si parti da detto porto con tempo bello e si navigò con tutte le vele; ma il vento non spirava dall'aliseo come le altre volte cioè N. 2. Il cielo era sempre coperto ed il vento soffiava da Est ad ESE. Ciò che faceva stupire il capitano abituato a fare quei viaggi e dopo qualche giorno incominciava a dubitare di qualche avvenimento strano, sebbene in quei paraggi i tempi fossero generalmente buoni. Con lo stesso tempo in pochi giorni si arrivò al Sud delle Isole Capo Verde.

La sera del 13 Settembre il vento restò più calmo con un cielo lampeggiante, tutto acceso, dalla parte dell'Africa. Un caldo soffocante che a stento si poteva respirare. Mare increspato ed agitato. Il bastimento aveva un fortissimo rollio causa il carico ed il vento che spirava da SSE vento di prora, allora si pensò onde evitare danni all'alberatura, di mettere la poppa al mare. Arrivati nei paraggi delle Isole Capo Verde il giorno 14 il mare restò più calmo ed allora si mise alla cappa coi barili essendo vento contrario alla nostra rotta.

Nella notte rinfrescò e poi si mise fortissimo e veduta l'impossibilità  di restare alla cappa si corse alla discrezione del tempo ed il vento cresceva sempre più. Nella mattinata del 14 settembre si guarda il barometro e di più non si poteva abbassare perché era spossato del tutto, e per quello si vedeva chiaro, che si era obbligati ad andare nel centro del Ciclone senza poter di nulla deviare, perché il vento soffiava uragano. Arrivati verso mezzo giorno nel centro, ci portò via tutte le vele e poi il vento restò calmo e mare da tutte le parti a modo di una caldaia bollente.

Il bastimento imbarcava da tutte le parti e si era in balìa delle onde. Caddero i tre alberetti, coi pennoni di velacci e di contro, restando cosi l'attrezzatura tutta imbrogliata. Alla sera si mise nuovamente lo stesso vento, ma non più con tanta forza, e si corre alla discrezione del tempo colle gabbie interzate. Il capitano cercò di fare agire le pompe a mano ma tutto fu inutile perché erano tappate dal sale. Poi cercò di far agire la pompa a vento, ma tutto fu inutile, e nemmeno nessuno volle aiutarlo, perché l'equipaggio era tanto impaurito e nessuno si muoveva alla sua chiamata. Il capitano senza nessun aiuto poteva far poco da solo. Allora si pensò di fare uno sportello nella carnera ed uno nella cassetta di prora e gettare sale in mare tutta la notte acciocché facesse buon tempo e rimediare qualche cosa.

Il capitano non ha mancato di allestire tutto quello che poteva occorrere e senza dire nulla a nessuno riempii otto sacchi di gallette e poi feci riempiere 10 barili d'acqua e preparai tutto quello che poteva occorrere in caso di bisogno. Feci preparare la barcaccia dritta, perché era capovolta sul tetto della casetta acciocché fosse più pronta al bisogno, ma essendo male arizzata e anche a causa i forti movimenti di rollio, la barca camminava da una parte e dall'altra qualche poco e si sfondò sotto, perché strisciava sopra gli anelli delle rizze.

L'equipaggio era stanco ed impaurito. Era inutile comandare. Allora io vado sul tetto della casetta dove erano le lancie per izzarle io stesso, ma nemmeno nessuno ha voluto porgermi un qualche cavo ed io in mezzo alle lancie a rischio di restare schiacciato mi arrangiai alla meglio, mi cadevano ai piedi pezzi dl legno dagli alberi, caruccole senza farmi male, e mi sono arrangiato alla meglio.

La mattina seguente vista l'impossibilita di resistere dico all'equipaggio: La nostra salvezza è la lancia, ormai del bastimento non bisogna farne più caso, non vedete che adagio adagio si riempie d'acqua? L'equipaggio mi guardò attonito senza proferir parola, ma nessuno si mosse. Anzi il nostromo mi disse: non vedete che la lancia è tutta sfondata? Non parlo del secondo perché era venuto senza sensi. Io gli risposi se è sfondata bisogna arrangiarla, e mi misi all'opera, ma nessuno si mosse.

Allora io presi una croce che portavo meco ed armato di fede, con ferma voce dissi all'equipaggio: Baciate questa croce e lavorate con coraggio. Se avete fede venite con me che Iddio ci aiuterà . Con me non è mai perito alcuno e nemmeno voi perirete. Vi giuro che se non incontreremo alcuno vi condurrò a Barbados. A questo mio detto tutti baciarono la croce... e si misero a lavorare con lena. Si arrangiò alla meglio la barcaccia, con un stante si fece un albero, si preparò tutto l'occorrente pane ed acqua, bussola, cronometro, carta nautica (Emisfero N), fanali, zolfanelli, petrolio, ecc. Si prese 1a vela della randa del bastimento perché più sottile, sagole, spago per cucire, fanale a gas ed anche un po' d'olio d'oliva per il cattivo tempo se occorresse tela nuova già  cucita per fare 1a coperta e punte di rame.

Ed il 18 settembre in lat. 20° 25' N, longitudine 32° 03' Ovest, imbarcato tutto l'occorrente, ed imbarcati i quadri portanti l'effigie della Madonna del Boschetto e dei protettori di Camogli S.ti Prospero e Fortunato, si scese coraggiosamente nella fragile imbarcazione già  sconquassata, ad intraprendere l'avventurosa navigazione attraverso l'oceano. Quindi si gettò in mare anche la seconda lancia, e con un remo s'improvvisò un albero ed una vela della lancia piccola, già  bella preparata. Lasciando così il bastimento lo stesso giorno s'improvvisò una vela alla barcaccia tutto con remi e si mise a bordeggiare verso terra; ma la terra era troppo distante e le lancie lavoravano molto male al bordeggio, agendo sprovviste di vele appropriate. E anche la barcaccia doveva essere preparata con coperta e vele in regola.

Sicché il giorno dopo visto io Capitano l'impossibilità, che si andava più alla deriva che avanti dissi all'equipaggio: Sarebbe mia opinione di girar la poppa al vento, e dirigere per Barbados. Noi qui al bordeggio non faremo mai nulla. In questa posizione non ci passa nessun bastimento e nessun vapore, ci mangiamo le provviste e poi? Prendendo la rotta per Barbados siamo dentro l'aliseo e se non incontriamo nessuno andremo in una settimana, o poco più a posto.
Tutti acconsentirono.

Si navigò un altro giorno ed una notte in poppa, tutte due le lancie, ma alla mattina quelli che erano nella seconda lancia dissero che era impossibile stare in quella, perché imbarcava molto mare di poppa. Allora dissi venite tutti in questa e lasciatela andare e cosi si fece e per evitare danni non si prese i due sacchi di pane ed un barile d'acqua che era nella lancia e nemmeno una damigianetta di Rum. Tutti d'accordo si fece la coperta di tela si arrangiò le vele che si poteva tener la navigazione più con comodo. Io non ho mai mancato di fare il calcolo del cronometro e prendere l'altezza meridiana del sole e tutti i giorni scrivevo il giornale nautico con lapis.

Per qualche giorno non si fece caso del mangiare e del bere ed era più quello che si versava che quello che si adoperava; massimamente l'acqua. Così si regolò con un bicchier d'acqua ed una galletta al giorno. Sebbene molto poco ci siamo consentati cosi, perché nessuno poteva sapere quanto poteva essere lunga la navigazione. Non ricordo bene che giorno fosse, ma era una giornata che piovigginava ed io Capitano ero apresso a fare una trinchettina di cappa per il cattivo tempo. Il nostromo si rivolse a me con fare piuttosto arrogante e disse: Oggi é giorno di festa e voi lavorate. Allora io mi rivolgo a lui e gli dico franco e risoluto: Io lavoro per il bisogno. E voi che siete il capo dell'equipaggio, se è festa prendetevi il libro della messa, leggetela e poi dite il Rosario e cosi fece e tutti in coro rispondevano. E tutte le sere si diceva tutti insieme il Santo Rosario.

Cammin facendo il vento cessò ed invece di esser aliseo era di prora e quasi calmo. Sicché l'equipaggio cominciò a brontolare e dire che io gli dissi cose non vere e che moriranno di fame e di sete. Io in quel momento mi trovavo a prendere l'altezza meridiana del sole col sestante in mano dritto cavalcioni all'albero per non cadere. Sentendo questo brontolio io mi rivolsi a loro e dissi: Se io ne sono la colpa ciò che non è vero, gettatemi pure in mare, ed al pari di Cristoforo Colombo io vi dirò e son sicuro che noi se non incontreremo nessuno andremo sani e salvi a posto.

Alla distanza di circa 600 miglia da Barbados venne dal cielo un uccello della grossezza di un colombo e come piombò a basso si mise d'accanto al timoniere e si lasciava toccare da tutti che sembrava quasi una cosa da non credere tanto mansueto che era; lui stette a bordo circa 15 giorni senza mangiare e bere e sempre vicino al timoniere sempre dalla parte sinistra. Tutti lo chiamavano il pilota di Barbados. Il giorno di S. Michele eravamo con poca acqua, e si mise a piovere tutta la notte intiera sicché si riempì tutti i barili. Vedendo l'acqua piovere in tal guisa mi rivolgo al timoniere che colà  era l'uccello e gli dissi: Mettetelo sotto la poppa acciò non si bagni, povera bestia. Così fece, ma appena lo mise sotto l'uccello non ci stette un solo istante e quasi volesse lasciar libero il lavoro e non imbarazzar nessuno si mise sulla spernaccia di prora e poi quando tutto fu finito si mise nuovamente dal lato del timoniere al suo posto.
Dopo un po' di tempo, cioè avanti la pioggia la galletta che si mangiava restava in bocca senza poter andare giù. E allora si pensò bagnarla nell'acqua salata e allora si ingoiava benissimo aggiungendole una goccia di quell'olio d'oliva portato a bordo alla lancia per il cattivo tempo.

Essendo negli ultimi giorni sempre bonaccia e vento contrario, 1a gente trattavano già  di mangiarsi uno coll'altro. C'era pane ancora per 3 giorni ed acqua a volontà. Io mi rivolsi a loro e gli dissi: abbiate fede che non finiremo questo pane nella lancia, ma avanti che sia del tutto terminato, noi saremo a posto. In questa posizione c'è la corrente che fa due miglia all'ora verso ponente e noi certo che in tre giorni colla sola corrente se non incontriamo nessuno prendiamo qualche isola delle Antille se non sarà  Barbados che è la più vicina. In quella notte stessa io mi sognai che ero sdraiato sopra un materasso sembravami essere a bordo di un bastimento e vicino al letto c'era un comodino. Sul comodino saltellava un uccellino e venne a beccarmi. Io ero molto rattristato e vedendo d'uccellino che venne vicino al mio capezzale gli dissi: che cosa vuoi tu da che non ho nulla da darti e gli porsi la mano. Lui venne sulla mia mano e si cucciò guardandomi fisso, ed una voce da lontano mi disse: Abbi fede e non temere poi mi svegliai.

Sarà  inutile il descrivere tutte le sofferenze durante 23 giorni nel percorso di 1550 miglia. Il giorno 10 ottobre in latitudine 19° 33' N, long. 57° 58' Ovest fummo raccolti dall' inglese Anglo Chillian e benignamente accolti dal capitano James Connel e dalla pietosa sua sposa Agnes Connel.

E' da notare che tre ore avanti di aver avvistato il vapore l'uccello prese il volo verso il cielo e se ne volò via quasi dicesse ad esso non avete più bisogno di me. Questo piroscafo era carico di muli (980) diretto a Porto Natal. Toccando il Capo di Buona Speranza. Al Capo non ci fu permesso scendere, causa la guerra con i boeri. Da Porto Natal fummo condotti a Las Palmas col piroscafo inglese Tyoni, di qui a Teneriffe con piroscafo italiano da carico. Da questo porto il piroscafo Città di Genova proveniente da Buenos Ayres con passeggeri ci condusse a Genova. A bordo dell'Anglo Chillian mori un giovinotto già debole ed estenuto.

I quadri dei nostri protettori e della Madonna del Boschetto furono sempre portati con noi e giunti in patria furono divisi tra il capitano che tenne il suo Santo, l'armatore che tenne 1a Madonna ed il dispensiere che tenne S. Prospero. Tutti sono conservati con grande venerazione.
                                                                         Capitano Fortunato Razeto

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