ARCHIVIO VECCHIE VELE


                                                                                                      
 

1090 A.

BELEM
GIORGIO CINI
FANTÔME II

ELENCO ALFABETICO VELIERI

Epoca: anno nd Fotografo: sconosciuto
Origine testo: http://www.sandroferuglio.com/

autore: Marcello Bozzo NOTE:  bozzo@agenziabozzo.it

                             Una biografia esaustiva della nave Belem

                 Una storia sotto tre bandiere : Il periodo Francese dal 1896 al 1914

La nave fu commissionata al cantiere Dubigeon di Chautenay-sur-Loire nel 1895 dall’armatore Fernand Crouan che voleva una nave da carico in acciaio con alberatura in legno. Fu varata nel giugno del 1896. Il suo armamento originale era di  brigantino a palo cioè con l’albero di trinchetto e quello di maestra a vele quadre e l’albero di mezzana equipaggiato solo da vele auriche.

Il suo armatore le diede il nome di
Belem come la città brasiliana dove Crouan aveva fondato all’inizio del secolo XIX una società commerciale. La nave, dalle forme ben proporzionate ed aggraziate, aveva una lunghezza al galleggiamento di 48 m., una larghezza di 8,80 ed un pescaggio di 4,90. Uno scafo dalle dimensioni ridotte ma robusto, fine ed elegante che poteva trasportare 675 tonnellate di prezioso carico: il cacao, sopratutto per conto del famoso chocolatier “Menier”.

IL motto che portava a poppa era: Ordem e Progresso, lo stesso del Brasile.
La nave fu costruita in meno di sei mesi e varata il 10 giugno 1896. Per le sue linee eleganti prese ben presto il soprannome di Yacht dell’armamento Crouan.

Venne impiegata in navigazioni atlantiche sulla linea Nantes - Caraibi - Sud America.

                                        
 Eventi tragici e inaspettate fortune

Fin dalla sua prima campagna commerciale, la
Belem fu messa alla prova: sopravvisse, in Brasile, ad un furioso incendio a bordo in cui 115 dei muli che trasportava morirono nell’incidente.

Pochi anni dopo, la nave miracolosamente sfuggi all’eruzione del Monte Pelée, che  devastò il porto di St. Pierre in Martinica. L' 8 maggio 1902, alle 8 del mattino, si alzò una nuvola vulcanica che avrebbe distrutto in 90 secondi la città, i suoi 30.000 abitanti e tutte le navi del porto. Il giorno prima la
Belem, per la mancanza di spazio sulle banchine, si era dovuta ormeggiare alla fonda in un’altra baia. Questa “disavventura” che aveva fatto arrabbiare il suo comandante, il capitano Julien Chauvelon, salvò la nave, lui ed il suo equipaggio.

                                                        
Le sue navigazioni

La
Belem avrebbe attraversato l’Atlantico fino al 1914, facendo 33 campagne, ossia viaggi che duravano fino a sei mesi, prima per la Compagnia Crouan, poi per l’armatore Demange ed infine per gli Armatori Colonials.
Poi agli esordi di una guerra mondiale che avrebbe visto la distruzione di tanta parte della marineria velica, ebbe un’altra vita.

                                        
Sotto bandiera inglese: dal 1914 al 1951
 
Nel marzo del 1914, dopo 13 anni a bordo di
Belem, il capitano Chauvelon prese il comando della nave per l’ultima volta. Le fece attraversare la Manica per consegnarla al suo nuovo proprietario, il Duca di Westminster.

Non era certamente l’impossibilità di scegliere una barca nuova che aveva spinto Hugh Richard Arthur Grosvenor, secondo duca di Westminster, capo di una delle famiglie più ricche delle isole britanniche, a mettere gli occhi sul
Belem ma “per Giove! Linee eleganti, dimensioni ragionevoli e la manovrabilità di Belem lo avevano stregato”.

Per quanto riguarda il lusso e il comfort, però, c’era molto da fare. Il Duca quindi intraprese una importante lavoro di refitting per trasformare la nave in uno yacht di piacere, degno del guidone dello Royal Yacht Squadron che alzava a riva. La nave venne dotata di due eliche e due motori Bolinder svedesi, la parte bassa degli alberi di legno sostituita da pali di acciaio, furono costruite cabine in mogano cubano, la vecchia stiva divisa in due da un falso ponte sul quale vennero costruite altre cabine, alloggi equipaggio sotto il ponte di prua ed ai piedi dell’albero maestro un salone. Piccola fantasia post-vittoriana del Duca: una balaustra di colonne bianche che elegantemente chiudevano la poppa.

E così il
Belem era grado di ospitare comodamente circa 40 persone, tra proprietari, ospiti ed equipaggio, solcando i mari d’Europa all’indomani della Grande Guerra, sotto la bandiera di Sua Maestà.

Tanto che un giorno la nave fece una nuova conquista: il ricco produttore anglo-irlandese Ernest Sir Arthur Guinness. Poco abituato a darsi per vinto, Sir Arthur non smise di insistere per ottenere quello che tanto gli piaceva, riuscendo a convincere (la storia non dice come) il Duca di Westminster a vendere
Belem nel 1921.

                                  
1921 - Con Guinness la nave cambia nome

Guinness rinominò la nave
Fantôme II, con l’ortografia francese. Il minimo che si possa dire è che tra il produttore di birra e la sua tre alberi ci fu davvero una grande storia, che si è conclusa alla morte di Guinness. Durante tutti questi anni, usò il suo yacht anche per lunghe navigazioni, organizzando la nave per permettergli di lavorare ricavando il suo ufficio nell’attuale quadrato ufficiali.

Per un anno, dal marzo 1923 al marzo 1924, con la sua nave fece il giro del mondo attraverso il Canale di Panama rientrando attraverso il Canale di Suez, sfuggendo il grande terremoto che distrusse il porto di Yokohama. Un anno dopo era nei ghiacci delle Spitzbergen. Visitò Marsiglia e risalì il Guadalquivir fino a Siviglia.

Nel 1938
Fantôme II e il suo proprietario celebrarono l’incoronazione di Re Giorgio VI nel porto di Montreal. Feste, regate, raduni prestigiosi: tutto questo ormai faceva parte dell’esistenza d’oro del raffinato tre alberi.

Ma nel 1939, all’alba di una nuova guerra mondiale, il destino della nave sarebbe cambiato. Il
Fantôme II venne messo in disarmo presso l’Isola di Wight, nel porto di Cowes. Li sarebbe rimasto 12 anni. Durante la guerra ospitò per un certo tempo il quartier generale delle Forze Francesi Libere, sezione motovedette.
Un bombardamento distrusse i pennoni e le vele.
Rimase lì semidistrutto e dimenticato fino al 1951.

                                   
Sotto bandiera italiana ( 1951 – 1979)
                                         Nave Scuola Giorgio Cini (1953)


Il Conte Vittorio Cini, aristocratico e mecenate italiano, era alla ricerca di una nave che potesse servire come nave scuola per il centro marittimo ospitato nel seno di una grande fondazione che aveva istituito in memoria del figlio Giorgio, morto in un incidente aereo, ripristinando completamente l’isola di San Giorgio Maggiore nel bacino di San Marco a Venezia, facendola diventare un grande spazio culturale.

Il “Centro Marinaro” ha ospitato nel tempo circa 600 orfani di marinai e pescatori, educando i giovani ai mestieri del mare. Il conte quindi individuò nel
Fantôme II la nave adatta alle sue esigenze, acquistandola dagli eredi Guiness.

Ed ecco che ora il tre alberi riparte per di nuovi orizzonti, questa volta sotto la bandiera italiana.

Ancora una volta subisce cambiamenti significativi per accogliere una sessantina di giovani apprendisti marinai, i Marinaretti appunto. Perde i pennoni dell’albero maestro e modifica l’armamento in nave goletta (trinchetto con vele quadre, maestra e mezzana con vele auriche). La nave con il nuovo nome di
Giorgio Cini naviga il Mediterraneo con i suoi giovani marinai.

Purtroppo il tempo corre veloce e già nel 1965 la nave era considerata troppo vecchia e troppo pericolosa per continuare la navigazione. Nel 1966 era previsto che la nave avrebbe fatto una crociera estiva per i cadetti della Guardia di Finanza. L’ultima.
Successivamente rimase ancorata sulla banchina a San Giorgio Maggiore ancora per qualche anno, fino a quando fu venduta all’Arma dei Carabinieri per una lira simbolica.
I Carabinieri si impegnarono in un serio restauro, ma dovettero rinunciare per mancanza di mezzi finanziari.

La nave venne ceduta nel 1976 ai cantieri navali di Venezia che continuarono i il lavori, ripristinando l’armo originale della nave e installando nuovi motori Fiat.

Tuttavia nei primi anni ’70 era già accaduto un evento che avrebbe cambiato, ancora una volta, il destino della vecchia nave: un vecchio appassionato di vela francese, il Dr. Luke Gosse, durante un soggiorno a Venezia visitò la nave ormeggiata a San Giorgio, scoprendo sulla parte anteriore della prua il segno del precedente nome:
Belem.

Tornato in Francia, il dottor Gosse cercò di allertare l’opinione pubblica francese, abbastanza indifferente sull’esistenza di questa nave che proveniva da da un cantiere navale di Nantes.

Nel 1977 i cantieri navali di Venezia misero la nave in vendita. Con il sostegno della ASCANF (Association pour la Sauvegarde et la Conservation des Anciens Navires Français), il dottor Gosse raddoppiò gli sforzi: Jérôme Pichard, delegato generale dell’Unione Nazionale delle Casse di Risparmio Francesi, si interessò al progetto di restituzione dello scafo alla Francia.

Così nel gennaio 1979 l’acquisto venne concluso. Nel mese di marzo, il Ministero della Difesa si è impegnò a garantire il traino della nave in Francia. Il
Belem (così era stato rinominato) acquistato dalle Casse di Risparmio Francesi lascia la laguna di Venezia.
Il 15 agosto, al limite delle acque territoriali italiane, il
Belem venne consegnato alla Marina francese. Dieci giorni dopo entrava nel porto di Tolone. L’ultimo passo prima di entrare a Brest trainato dal rimorchiatore Elephant per iniziare una nuova vita sotto la bandiera francese...

Altre immagini della Belem alle schede 404A, 634A, 733A, 1091A.

ELENCO ALFABETICO VELIERI