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737 A. BOUNTY |
Epoca: anno 1995 | Fotografo: sconosciuto |
Origine: Archivio HMS Bounty, MGM |
autore: Marcello Bozzo NOTE: bozzo@agenziabozzo.it
La nuova nave Bounty. La posizione delle vele a spinte contrastanti è utile per mantenere il bastimento fermo ma, a differenza della cappa secca, immediatamente pronto a rispondere alla manovra. La prima nave Bounty venne costruita in Inghilterra attorno al 1775 con il nome di Bethia. Era un mercantile utilizzato per i trasporti lungo le coste inglesi. Nel 1787,
acquistata dall'Ammiragliato Britannico e ribattezzata
Bounty, venne armata
e destinata
ad una missione speciale: andare a Tahiti, raccogliere esemplari dell'albero
del pane e portarli nelle Indie Occidentali inglesi e lì trapiantarli onde
nutrire i lavoratori delle piantagioni a poco prezzo. Il
Bounty, partito
dall'Inghilterra diretto in Sud Atlantico, dopo aver tentato
infruttuosamente per 30 giorni il passaggio del Capo Horn da est per entrare
nel Pacifico, dovette desistere dopo essere stato respinto per settimane dai
venti di uragano contrari e passare attraverso il Capo di Buona Speranza, giungendo
a Tahiti dopo ben 10 mesi. Dopo tre settimane di navigazione, in rotta per le Indie Occidentali il Primo Ufficiale Fletcher Christian, continuamente maltrattato ed umiliato dal Comandante, si ammutinò e prese il comando della nave. Dei 44 marinai, 31 non presero parte all'ammutinamento e stettero con Bligh. Diciotto di questi furono imbarcati con lui sulla lancia del Bounty. Gli altri 25 marinai fedeli al comandante dovettero restare a bordo agli ordini dei 13 ammutinati i quali, possedendo le armi, erano in possesso della nave. Il Primo Ufficiale Fletcher Christian, ora al comando, ordinò di dirigere sull'isola di Tubuai. Dopo tre mesi passati nel tentativo di installarsi sull'isola la nave tornò a Tahiti, dove scaricò sedici marinai tra i quali alcuni ammutinati. Il 1° Uff. Fletcher Christian ed altri otto uomini, accompagnati da sei tahitiani e da dodici donne delle quali una con un bambino, salparono da Tahiti con la speranza di sfuggire alla lunga mano della giustizia britannica. Intanto il Cap.
Bligh ed il resto dei marinai, senza carte nautiche, con il solo sestante ed un
cronometro da tasca, percorsero sulla lancia a vela 3.600 miglia verso la
salvezza con la perdita di un solo marinaio. Sbarcarono sull'isola e bruciarono il Bounty nel punto che ora si chiama Bounty Bay. Vennero trovati da
altre navi britanniche soltanto diciotto anni dopo. Gli ultimi due sopravvissuti, il nostromo Edward Young ed il marinaio scelto John Adams, stanchi di lottare, crearono una società basata sulla stretta osservanza dei dettami della Bibbia di bordo. Edward Young morì nel 1800 lasciando a capo dell'isola John Adams, l'unico ammutinato superstite. Oggi i loro discendenti vivono ancora a Pitcairn nella moralistica comunità che si regge ancora oggi con le regole volute dai due ultimi ammutinati. Nuovo Bounty La chiglia della replica della nave HMS Bounty venne impostata nel febbraio del 1960 nel cantiere di Smith & Ruhland a Lunenburg in Nuova Scozia, Canada, per conto della Metro Goldwin Mayer per scopi cinematografici. Per la sua costruzione furono utilizzati i piani originali ancora depositati negli Archivi dell'Ammiragliato Britannico e la replica venne eseguita con le stesse caratteristiche tecniche della nave di duecento anni prima. Ne risultò così un vascello perfettamente navigante con ottime caratteristiche nautiche. Scafo in quercia, 480 tonnellate di stazza lorda. Lunghezza 35,80 metri, larghezza 9 metri. L'albero maestro, del diametro alla coperta di 60 cm., è lungo 21 metri dalla coperta alla testa di moro. Con gli alberetti raggiunge l'altezza di 40 metri. Il varo avvenne nell'estate del 1960 e la nave, al comando del Cap. Ellsworth Coggins della Reale Marina Canadese, prese la via di Tahiti con 25 uomini d'equipaggio. Attraverso Panama entrò nel Pacifico e dopo 33 giorni e 3.727 miglia giunse a Tahiti, facendo una media di 9 miglia al giorno e 269 miglia il giorno più veloce. Dopo le riprese del film "Gli Ammutinati del Bounty" la nave tornò in America nel porto di San Pedro a Los Angeles, dove fu accolta da migliaia di spettatori. Da lì fece poi il giro del mondo per promuovere il film, ovunque accolta calorosamente. In seguito la MGM ormeggiò il Bounty nel porto di St. Petersburg, Florida, e lo aprì ai visitatori. Lì rimase sino al 1985. Nel 1986 Ted Turner acquistò i diritti del film e le proprietà annesse e così ebbe anche il Bounty, che utilizzò nel 1989 per le riprese del film "L'Isola del Tesoro" con Charles Heston e per promuovere le altre sue attività imprenditoriali. Nel 1993 Turner
donò il
Bounty alla Fondazione Fall River Chamber che istituì la
Tall Ship
Bounty Foundation per la gestione della nave a scopo educativo. |