ARCHIVIO VECCHIE VELE


155 A.

FELICE MANIN

ELENCO ALFABETICO VELIERI

Epoca della foto: 3 luglio 1982 Fotografo: sconosciuto

Origine: Comitato “Salviamo il Leudo Felice Manin - Classe 1891”

autore: Marcello Bozzo NOTE:  bozzo@agenziabozzo.it

Il leudo Felice Manin venne costruito a Genova nel 1891.

Nel 1957 venne ribattezzato Padre Carlo.

Nel 1982, restaurato, riprese l'antico nome.

Per la storia completa del Felice Manin vedasi la scheda 574A.
 


BREVE STORIA DEL LEUDO

Dal 1800 e fino agli anni attorno al 1950 nei porti e sulle spiagge dei nostri mari approdavano imbarcazioni dalla linea e dalle caratteristiche inconfondibili, che coi loro carichi animavano il piccolo commercio nel Mar Ligure e Tirreno settentrionale, fino alla Maremma e alle isole: i leudi liguri.

Utilizzato per il piccolo cabotaggio delle più svariate mercanzie, dai prodotti dell’artigianato a quelli alimentari, vino olio,sabbia da costruzione, talvolta per la pesca, il leudo è diventato un simbolo della sua terra d'origine.

Al suo arrivo spesso era accolto da una piccola folla e, all' ormeggio o tirato in secca sulla spiaggia a forza di braccia, diventava un vero e proprio emporio e il marinaio stesso si trasformava in mercante. Mai un’imbarcazione ha assomigliato tanto a chi ne faceva uso.

Nato dall’arte sapiente dei maestri d’ascia della Riviera di Levante, era armato a vela latina, con un corto e robusto albero a calcese molto inclinato in avanti, una lunga antenna con inferita l’ampia vela e un lungo bompresso su cui erano murati uno o due fiocchi.

Il suo alto bordo libero e le sue dimensioni (dalle 15 alle 20 tonnellate di stazza), insieme ad una grande manovrabilità e robustezza, ne facevano un’imbarcazione adatta alla navigazione in alto mare anche con equipaggio ridotto, mentre gli spazi interni e la coperta sgombra permettevano sia la vita a bordo per più giorni che un ampio stoccaggio di merci.

La caratteristica principale erano il suo scarso pescaggio, la forma e la robusta chiglia: poteva approdare a lidi in acque basse o senza strutture portuali, risalire le acque interne o venire spiaggiato, raggiungendo anche i piccoli centri dove i bastimenti non arrivavano. L’attrezzatura, terminato il viaggio ed ormeggiato il leudo, veniva facilmente smontata ed immagazzinata.

Il leudo era una barca da lavoro dalla quale dipendeva il pane quotidiano e chi ne possedeva uno ne giudicava la bontà in base a quanta merce poteva trasportare in ogni viaggio, a quanti viaggi riusciva a fare nel minor tempo possibile e in quali condizioni di mare, col minimo di equipaggio e manutenzione e fin dove riusciva a spingersi.

Tutto sul leudo era ottimizzato per il lavoro che svolgeva generosamente, riassunto nelle sue linee essenziali e robuste che sono il segreto del suo fascino schietto e senza tempo.

Note tecniche e storiche del leudo alle schede 011A, 373A, 926A.

Per altre notizie ed immagini dei leudi vedansi le schede 012A, 147A, 150A, 235A, 236A 574A, 575A, 576A, 613A, 849A, 927A, 934A, 960A, 961A, 962A, 963A, 964A.

ELENCO ALFABETICO VELIERI