ARCHIVIO VECCHIE VELE


373 A.

LEUDI

ELENCO ALFABETICO VELIERI

Epoca: anno 1960 circa Fotografo: sconosciuto
Origine: da una cartolina dell'epoca

autore: Marcello Bozzo NOTE:  bozzo@agenziabozzo.it

Leudi tirati in secco sulla spiaggia di Sestri Levante.

La stessa spiaggia nel 1900 si può vedere alla scheda 577A.

Il leudo è un'imbarcazione a vela da lavoro adibita principalmente al trasporto e talvolta alla pesca. Sua caratteristica peculiare è quella di essere una barca alturiera operativa a partire dalle spiagge e quindi autosufficiente poiché non necessita di alcuna attrezzatura portuale.

Le dimensioni, la forma e l'attrezzatura sono funzionali a questa particolarità di esercizio che richiede un alaggio rapido anche a pieno carico.

La lunghezza dello scafo si aggira sui 15 - 16 metri, la larghezza è di circa 6 metri, il puntale non raggiunge i 2 metri, mentre l'altezza di costruzione supera i 4 metri. La stazza lorda oltrepassa di poco le 20 tonnellate mentre la capacità di carico può raggiungere anche le 25 - 30 tonnellate di peso.

L'attrezzatura velica è costituita da un solo albero a pioppo, cioè in un solo pezzo, fortemente inclinato verso prua e con la testa a calcese e la cui lunghezza, dal piede appoggiato sulla scassa, è leggermente inferiore a quella dello scafo.

L'albero, privo di crocette e di sartiame fisso, è armato con una vela latina retta da un'antenna composita lunga quasi 20 metri e costituita normalmente da tre elementi. La velatura è completata da un fiocco di grandi dimensioni murato su di un bompresso rientrabile, la cui lunghezza può superare i 6 metri.

La forma dello scafo ricorda quella del gozzo ligure, con la prua alta leggermente protesa in avanti, il dritto sporgente a formare la classica pernaccia, un cavallino longitudinale accentuato e la poppa a cuneo con il dritto pressoché verticale che porta un timone a barra, sfilabile anche parzialmente, originariamente a calumo, cioè sporgente sotto lo scafo a formare pinna di deriva.

Trasversalmente lo scafo è caratterizzato da un bolzone molto accentuato, cioè da un piano di coperta fortemente bombato, detto a schiena d'asino.

Il fondo è abbastanza piano e i fianchi svasati; la loro unione determina un ginocchio marcato nella sezione maestra che si annulla con l'avvicinarsi alle sezioni prodiere e poppiere.

La chiglia, in legno massiccio a sezione quasi quadra, sporge sotto lo scafo per una quindicina di centimetri. Dall'unione fra lo scafo e il piano di coperta, sul trincarino, si innalza un'imponente impavesata che determina un vero e proprio parapetto traforato da una lunga serie di ombrinali semicircolari. Le forme dello scafo sono generalmente piene, più accentuate a prua che a poppa.

Il carico delle stive avviene tramite due grandi boccaporti disposti a proravia ed a poppavia dell'albero mentre all'equipaggio sono riservati gli spazi ricavati alle estremità dell'imbarcazione: il comandante e un aiuto a poppa, nella camera dove, grazie ed un tambuccio, si poteva stare in piedi; gli altri due o tre marinai sotto la prua.

L'aspetto d'insieme dell'imbarcazione è improntato ad una grande armonia di forme e di volumi che la fanno apparire, quando è in acqua, molto più piccola di quanto non sia nella realtà; solo il raffronto diretto con le altre barche restituisce al leudo l'imponenza dei suoi oltre venti metri di lunghezza fuori tutto.

I quattro leudi superstiti sono tutti motorizzati, ma nessuno era dotato di motore all'atto della costruzione; in effetti le qualità manovriere sotto vela erano tali da permettere loro di rimanere commercialmente concorrenziali fino ai primi anni '50.

Note tecniche e storiche del leudo alle schede 011A, 155A, 926A.

Per altre notizie ed immagini dei leudi vedansi le schede 012A, 147A, 150A, 235A, 236A, 574A, 575A, 576A, 613A, 849A, 927A, 934A, 960A, 961A, 962A, 963A, 964A.

ELENCO ALFABETICO VELIERI